L’indagine sul rapimento del 15enne, avvenuto lo scorso aprile a San Giorgio a Cremano — comune in cui fu prelevato con la forza mentre si recava a scuola, tenuto legato in un appartamento a Barra e poi rilasciato nel pomeriggio — si arricchisce di dettagli inquietanti.

Tre imprenditori uniti da rapporti d’affari, capitali illeciti riconducibili alla camorra e un sistema di “lavanderie” per ripulire il denaro sporco: è questo lo sfondo su cui si staglia l’inchiesta che ora coinvolge anche il sequestro lampo. Secondo gli inquirenti, infatti, i fondi da “ripulire” apparterrebbero alla camorra

Nel procedimento penale attualmente in corso, che vede coinvolti l’unico arrestato – fermato il giorno stesso dalla Polizia di Stato – e due presunti complici, è finito a sorpresa sotto i riflettori anche il padre del ragazzo, indagato per riciclaggio. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, appare plausibile un collegamento tra il sequestro e le attività illecite legate al denaro: l’ipotesi è che alla base del rapimento vi possa essere stato un contrasto legato a questioni economiche, sfociato in un’azione dimostrativa o con finalità estorsive. “Abbiamo piena fiducia nel lavoro della magistratura – dichiara l’avvocato Michele Rullo, legale della famiglia – ma restiamo sorpresi dall’accusa mossa nei confronti di Maddaluno, che a nostro avviso è parte lesa in tutta questa vicenda.” Durante una perquisizione del 14 aprile scorso in casa Maddaluno vennero ritrovati 272 fogli di carta con su scritti con nomi, cifre e date, ora al vaglio della Guardia di Finanza, nonchè altri dati che facevano intuire una certa collaborazione tra il padre del ragazzino e uno dei due uomini, indagato a piede libero per il sequestro. Tutto materiale al vaglio degli inquirenti

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