Ferme le barche da pesca di #Pozzuoli. Il caro carburante, infatti, impedisce sempre di più ai pescatori di scendere a lavorare portando a casa un guadagno anche minimo. Le paranze sono ferme, le barche più piccole escono a giorni alterni, e il poco pescato che arriva al mercato del pesce viene venduto a cifre esorbitanti.
I motivi e il caro prezzi
La denuncia arriva dai lavoratori del mercato ittico del puteolano: i motivi del rincaro, riconducibili alla crisi energetica esplosa come conseguenza del conflitto tra Russia e Ucraina. Alcuni titolari sottolineano come la situazione sia drammatica: “Se il governo non interviene, qui rischiamo di chiudere”. Sono quasi venti le imprese costrette a chiudere in seguito alle conseguenze post-Covid e ai rincari dei costi dei carburanti degli ultimi mesi. Per toccare con mano l’entità della crisi basta dare un’occhiata ai cartellini dei prezzi esposti. 25 euro per un chilo di spigole o di orate; lo stesso per fritto misto locale e tartufi di mare. 18 euro al chilo le vongole, 14 i fasolari, 16 i calamari locali.
Il calo di fatturato
A Pozzuoli c’è il terzo mercato di pesce dell’intero paese, ma il fatturato regionale relativo all’ultimo censimento stimava un introito di 25 milioni totali. “C’è un calo di fatturato del 50 per cento”, ha dichiarato Gianpaolo Aldo Marcellini, coordinatore nazionale Unimpresa Commercio aree pubbliche, la colpa è del caro carburante, ma anche della mancanza di politiche economiche adeguate. “I box di vendita stanno chiudendo uno dopo l’altro. Richieste di nuove licenze non ne arrivano e, di questo passo, un pezzo importante dell’economia flegrea sarà in default con centinaia di nuovi disoccupati”.
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