Lucido e pienamente capace di intendere e volere. Per questo motivo, il pm Barbara Aprea, magistrato in forza al pool reati, ha chiesto la condanna a 18 anni di reclusione per Mariano Cannio, imputato come responsabile dell’omicidio del piccolo Samuele.
Lo scorso 22 settembre, il bimbo di quattro anni, volò giù dal balcone della sua abitazione di via Foria, a #Napoli. A spingerlo sarebbe stato proprio l’uomo, ora sotto processo, che era nell’abitazione come collaboratore domestico. In casa, in quel momento c’era anche la madre, incinta e in bagno per un malore.
Cannio “bipolare e schizofrenico”
Per la difesa Cannio, che avrebbe raccontato di aver lasciato cadere il bambino nel vuoto, è indicato come bipolare e schizofrenico. L’uomo si arrangiava ogni giorno prestandosi come addetto alle pulizie. Un volto affidabile, innocuo, secondo chi lo conosceva. Al di sopra di ogni sospetto per il suo carattere mite. Sapeva intrattenere con la sua simpatia i più piccoli. Per molti è difficile credere al drammatico gesto. L’uomo risultava però in cura psichiatrica presso l’Asl.

L’agghiacciante racconto di Cannio
“L’ho lasciato cadere; era in braccio a me; mi parlava di calcio, della partita che aveva fatto, poi ci siamo affacciati al balcone, perché sentivamo voci e… l’ho lasciato cadere. Poi, sono andato via. C’era gente per strada, mi è venuta fame e sono andato a mangiare una pizza da quelle parti. Poi sono tornato a casa. Ho riposato. Poi sono uscito di nuovo, ho preso un cornetto e sono tornato a casa“.
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