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Scatta il toto-nomi per la formazione del nuovo Governo

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Dovrà passare quasi un mese prima che Giorgia Meloni possa presentare la lista dei ministri del suo governo e discuterne con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Eppure, nel centrodestra già si discute del nuovo esecutivo che verrà costruito in base alla qualità e non al peso dei singoli partiti.

Verso le elezioni dei presidenti di Camera e Senato

Fratelli d’Italia non farà prevalere il suo 26%, contro l’8,9% di Matteo Salvini e l’8,3% di Silvio Berlusconi, usciti ridimensionati dal voto. Per aspettare il consulto con il Quirinale, quindi, bisognerà attendere fino al 20-23 ottobre. Prima il Parlamento, che si riunirà il 13, dovrà eleggere i presidenti di Camera e Senato. Soltanto dopo il capo dello Stato potrà avviare le sue consultazioni e dare l’incarico a Meloni.

Per quanto riguarda le presidenze di Camera e Senato, per palazzo Madama è in calo l’ipotesi Berlusconi, quindi prende quota la candidatura di Ignazio La Russa. In questo schema la Camera andrebbe a un leghista. Nell’entourage di Meloni si fa il nome di Giancarlo Giorgetti. Se andasse in porto l’accoppiata La Russa-Giorgetti, andrebbe ricercata una compensazione per Forza Italia.

Esteri, Difesa, Economia e Interni i nodi cruciali

Qui si entra nel delicato terreno dei dicasteri che, per consuetudine vengono concordati con Mattarella: Esteri, Difesa, Economia e Interni. Per gli Esteri si fa il nome del coordinatore di FI, Antonio Tajani. L’alternativa: Elisabetta Belloni, capo del Dis ed ex segretaria generale della Farnesina, o l’ambasciatore Stefano Pontecorvo.

Per la Difesa, che dovrebbe andare a FdI, sono in corsa Adolfo Urso (presidente del Copasir) ed Edmondo Cirielli. Per l’Economia, Meloni punta da tempo su Fabio Panetta attualmente nel board della Banca centrale europea e promesso governatore di Bankitalia.

Complessa anche la partita degli Interni. Salvini vorrebbe tornarci, ma Meloni non vuole tensioni con la Ue sul fronte-migranti e il leader leghista, così si va verso una soluzione di mediazione: la nomina al Viminale dell’ex capo di gabinetto di Salvini e attuale prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. L’alternativa è un altro prefetto capitolino: Giuseppe Pecoraro di Fratelli d’Italia.

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