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Aggredita e strangolata mentre visitava un paziente: il racconto

insultata, aggredita e strangolata: vittima, una dottoressa della guardia medica

“C’è chi dice che è una vocazione e lo è sicuramente, ma è altrettanto certo che al giorno d’oggi è una sfida, soprattutto in contesti come la guardia medica”. Inizia così il racconto dell’aggressione ai danni di una dottoressa della Guardia Medica che, al lavoro, è stata insultata e poi strangolata dall’accompagnatore di un paziente.

Il racconto dell’aggressione e lo sfogo

Lo scorso sabato, la dottoressa Adelaide Andriani, specializzanda in Chirurgia generale, 28enne, era di turno alla Guardia Medica. Svolgeva il suo lavoro, come di consueto, quando presso la struttura era giunto un uomo di origine pakistana, seguito da un accompagnatore, forse un interprete. Non sono ancora chiare le dinamiche del gesto, ma sta di fatto che la dottoressa, nel giro di un secondo, si è trovata al centro di una brutale aggressione, iniziata prima con insulti e minacce e passata poi sul piano fisico. I segni rossi sul suo collo parlano da soli e raccontano una storia difficilmente fraintendibile: quella dell’ennesimo medico aggredito mentre svolgeva il suo dovere. Le immagini diffuse in rete da una sua collega sono impressionanti.

È la terza aggressione che subisco“, si è sfogata la dottoressa Andriani. “Due le ho subite, gli scorsi mesi, in carcere a Udine, dove ero stata chiamata come guardia medica, anche se non sarebbe di nostra competenza e lo facciamo totalmente gratis. La prima aggressione per fortuna è stata più o meno verbale, mentre la seconda volta mi è stato tirato addosso uno sgabello e solo grazie all’intervento della guardia, che mi ha spostata di peso, non ho preso i pezzi in faccia”.

L’ennesima esperienza avvilente e demoralizzante, che, a quanto ha dichiarato la specializzanda, sta avendo conseguenze radicali sulle sue scelte di vita. “Non ho più intenzione di fare il medico, sinceramente. Sto prendendo questa decisione. Non si può rischiare di morire per lavoro. Se non ci fosse stata con me la collega Giada Aveni, che è riuscita a staccare la mano di quell’uomo, forse sarei morta. Sinceramente, non me la sento di rischiare così ancora“.

La denuncia della collega e il supporto dei sanitari di tutto il paese

Se non ci fossi stata io, non so come sarebbe andata a finire. Quell’uomo ha tentato di tirare un calcio anche a me”. Così ha raccontato ai media Giada Aveni, collega della dottoressa aggredita e testimone dei fatti. “Le minacce sono all’ordine del giorno. Chiediamo più tutela. O ci spostano in un presidio dove ci sono le forze dell’ordine, o mettono un vigilante armato e qualcuno che ci accompagni quando andiamo a casa”. Assieme alle sue parole in supporto della compagna, anche le testimonianze di tanti altri sanitari, loro conterranei e non.

Questa è la nostra sanità, sbuffano i rappresentanti dell’associazione campana Nessuno tocchi Ippocrate. “Una settimana fa hanno rivolto minacce di morte a me e il mio collega autista”, ha commentato sconcertato un collega medico, testimoniando ancora un caso di violenza all’interno dei presidi sanitari. Parole di solidarietà e commenti di disgusto, oltre ai tanti, tantissimi appelli alla giustizia.

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