La notizia è stata ufficializzata dalla stessa multinazionale statunitense. L’ultimo ordine di cibo a domicilio che effettuerà sarà il prossimo 15 luglio, poi lo stop definitivo.
La multinazionale USA annuncia la chiusura anche qui
Non stiamo scherzando: Uber Eats ha annunciato la data della sua ultima consegna prima della chiusura dei battenti. L’intero mercato italiano, infatti, è stato tagliato fuori dal programma della multinazionale statunitense che già tre anni fa aveva deciso di salutare Repubblica Ceca, Egitto, Honduras, Romania, Arabia Saudita, Ucraina e Uruguai. La famosa app, insomma, smetterà di funzionare tra meno di un mese.
“Il nostro viaggio con Uber Eats è iniziato a Milano nel 2016“, racconta la nota dell’azienda. “Nel corso di questi sette anni abbiamo raggiunto oltre 60 città in tutte le regioni italiane, lavorando con migliaia di ristoranti partner che hanno potuto beneficiare dei nostri servizi per ampliare la loro clientela e le loro opportunità di business, specie in periodi critici come quello dovuto al Covid. In questi sette anni migliaia di corrieri e delivery partner hanno avuto la possibilità di guadagnare attraverso la nostra app in modo facile e immediato. In questi anni, purtroppo, non siamo cresciuti in linea con le nostre aspettative per garantire un business sostenibile nel lungo periodo“.
“Il nostro obiettivo principale è ora quello di fare il possibile per i nostri dipendenti”, conclude la nota diffusa dalla multinazionale statunitense, “in conformità con le leggi vigenti, assicurando al contempo una transizione senza problemi per tutti i nostri ristoranti ed i corrieri che utilizzano la nostra piattaforma. Nonostante questa difficile decisione vogliamo ribadire il nostro impegno verso l’Italia, che non intendiamo assolutamente abbandonare, questa decisione ci consentirà di concentrarci ancora di più sui nostri servizi di mobilità, dove stiamo registrando una crescita importante”.
La reazione dei sindacati alla decisione
“La cessazione delle attività di Uber Eats in Italia richiede interventi immediati per tutelare tutti i lavoratori impegnati nelle attività di food delivery”, afferma in una nota la CISL in reazione all’annuncio del colosso americano. “All’impegno sindacale per riconoscere agli occupati subordinati cassa integrazione straordinaria e adeguati percorsi di ricollocazione, vanno anche affiancate soluzioni capaci di dare certezze a migliaia di persone inquadrate con rapporto autonomo, che altrimenti rischiano di piombare a reddito zero. Chiediamo ad Assodelivery, al ministero delle Imprese e al dicastero del Lavoro un incontro per valutare tutte le misure utili a garantire sostegno a chi non ha altre forme di protezione, sostenendo in prospettiva il buon governo del settore attraverso le buone relazioni industriali e l’estensione delle tutele contrattuali a tutti i lavoratori”.
“Una grave decisione motivata dal fatto che l’azienda non è riuscita a costruire sufficienti quote di mercato”, continua Francesca Re David, segretaria confederale della CGIL. “Chi lavorava per Uber si ritroverà in grave difficoltà, con la perdita dell’occupazione e del reddito. I lavoratori inquadrati come collaboratori occasionali e a partita iva, pur perdendo l’attività lavorativa non avranno diritto agli ammortizzatori sociali né ad alcun sostegno pubblico per un’eventuale ricollocazione. Oltre alle procedure riguardanti i dipendenti diretti, che se non ricollocati in altre attività avranno accesso quanto meno al sussidio di disoccupazione, occorre capire se e in che modo Uber Eats intende ridurre l’impatto di questa decisione improvvisa per l’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori. Non è accettabile lasciare lavoratrici e lavoratori senza alcun reddito a partire dal prossimo mese“.
Potrebbe anche interessarti: Violenza a Piazza Garibaldi, rider accoltellato e vigili feriti
Oppure: Un altro scooter rubato, quella al Rider non era la prima rapina del gruppo
Segui SiComunicazione su Google News