Appare provato ma non meno battagliero, all’indomani della protesta della discordia a Roma, il governatore della Campania Vincenzo De Luca che, sul palco del teatro Sannazzaro di Napoli, ha proseguito la sua campagna di contestazione nei confronti del governo centrale. Primo punto all’ordine del giorno, un commento sulle sue parole rivolte alla premier Meloni.
“Ho parlato ieri a piazza Santi Apostoli per un’ora e nessuno ha offeso nessuno”, ha detto il presidente De Luca. “Hanno mandato un giro in fuori onda mentre ero a Montecitorio a bere un bicchiere d’acqua. Bisogna stare attenti, era una cosa detta a mezza voce. Oggi i titoli principali sono l’insulto di De Luca alla Meloni siamo alla follia. Siamo in un Paese malato di conformismo e opportunismo e in cui l’opinione pubblica sembra aver perso la ragione critica. Ci si è ridotti a un titolo su una battuta”. Poi, la stoccata: “L’unico insulto ieri lo ha rivolto la Meloni a chi è andato a manifestare perché in un Paese democratico non decide la Meloni chi e quando deve manifestare”.
Dopo il caso degli insulti, la parola ai supporter di De Luca
Con De Luca, al Sannazzaro, anche CGIL e UIL che ieri erano con lui a Roma, oltre a tantissimi rappresentanti del mondo dello spettacolo, dell’arte e della cultura. Da Marisa Laurito a Patrizio Rispo, da Ruggero Cappuccio al patron del Giffoni Film Festival Claudio Gubitosi. E proprio Gubitosi, ai nostri microfoni, si è fatto portavoce dell’istanza sposata da comunemente dai presenti. “Siamo qui per chiedere il diritto a continuare”, ha dichiarato il presidente e fondatore della storica kermesse cinematografica campana.
“Noi oggi non siamo qui per De Luca, ma con De Luca, con il nostro presidente che sta facendo una battaglia democratica e civile in cui chiede al Governo di avere quello che deve avere”, le parole di Gubitosi. “Quella della cultura campana è una grande industria e Giffoni è una realtà conosciuta a livello internazionale e quello che si fa è patrimonio dell’Italia e del mondo”. “Siamo qui oggi per testimoniare che questi fondi di sviluppo e coesione sono un nostro diritto”, ha rubadito la Laurito. “Li dobbiamo avere perché sono necessari per far vivere le moltissime famiglie che lavorano nelle piccole e medie imprese del mondo della cultura. Non sono una carità, ma un diritto e dunque ce li devono dare”.
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