La procura di Roma ha nuovamente disposto la richiesta di archiviazione nel procedimento riguardante la morte di Mario Paciolla”, l’attivista morto in Colombia nel luglio 2020 mentre faceva l’osservatore Onu nel paese sudamericano. Ad annunciare la decisione degli uffici inquirenti di piazzale Clodio sono i genitori del volontario, Anna e Giuseppe, che sono assistiti dall’avvocato Alessandra Ballerini. “Abbiamo già dato mandato alle nostre avvocate e ai nostri consulenti al fine di predisporre opposizione alla richiesta di archiviazione – spiegano i Paciolla – Noi siamo certi che Mario non possa essersi suicidato e faremo quanto in nostro potere e con tutte le nostre energie per raggiungere una verità processuale che renda giustizia a Mario e restituisca un po’ di pace alla sua famiglia e a chi gli ha voluto bene”. Dal 15 luglio 2020 la famiglia Paciolla vive un calvario familiare ma anche giudiziario, quest’ultimo contrassegnato anche da depistaggi e inquinamenti probatori. Ritrovato impiccato con un lenzuolo, il decesso era stato inizialmente classificato come suicidio.
A seguito di una mobilitazione generale e di nuovi elementi, le autorità colombiane avevano iniziato nuove indagini, che coinvolgevano in particolare il ruolo e i comportamenti di quattro poliziotti federali, accusati di aver consentito a funzionari delle Nazioni Unite di prelevare oggetti personali della vittima. La prima richiesta di archiviazione nell’ottobre 2022 con la Procura di Roma che chiede l’archiviazione del caso confermando il suicidio, respinta dal gip il 9 novembre dell’anno successivo. Ieri la nuova decisione dei pm capitolini: per i quali non ci sono ulteriori motivi per indagare su terze persone.
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