In vista dei festeggiamenti della giornata della liberazione, il prossimo 25 aprile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella tornerà in Campania e si recherà più nello specifico ad Acerra. La scelta del comune napoletano non è casuale e porta con sé un forte significato simbolico: oltre a fare eco alle 4 giornate di #Napoli, riporta alla luce la tre giorni dell’ottobre del ’43 in cui la cittadina fu teatro di una strenue opposizione all’invasione nazista; rivolta che terminò nel sangue e finì nel dimenticatoio.

In ricordo della strage di Acerra

“La strage di Acerra, compiuta dall’esercito nazista dopo l’8 settembre e lo sbarco degli alleati a Salerno, mentre nella popolazione civile cresceva la speranza di pace e di libertà, è parte incancellabile della memoria della Repubblica”, aveva già ricordato il Capo di Stato in occasione del 75esimo anniversario della prova di resistenza. Quella strage che provocò la morte di poco meno di cento acerrani “fu uno degli eventi più tragici e sanguinosi avvenuti in quei mesi nelle regioni meridionali”, secondo il Presidente Mattarella, e ha contribuito a rafforzare, insieme alle altre rivolte messe in atto nel Mezzogiorno, “il senso dell’unità nazionale”.

L’incontro con Monsignor Riboldi

La tappa del presidente ad Acerra, inoltre, potrebbe arricchirsi di un ulteriore momento non strettamente istituzionale, ovvero una visita alla tomba di Monsignor Riboldi nella cattedrale cittadina, occasione anche per incontrare il presidente della CEI campana e vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna. Il legame tra Mattarella e don Riboldi risale ai tempi in cui il prelato era parroco nel Belìce terremotato e, in occasione della sua scomparsa, il Presidente Mattarella aveva sottolineato il suo impegno contro la criminalità, paragonandolo a quello di Della Chiesa, di Rocco Chinnici e di suo fratello Piersanti.

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