Pasquale Angellotti, classe 1968, è stato freddato ieri sera da un commando per le stradine di Miano, nella periferia nord di Napoli. Un’esecuzione in pubblica piazza, con il corpo senza vita di Angellotti ritrovato all’interno della sua auto ancora in moto raggiunnto da diversi proiettili. Ecco chi era.
Freddato da un commando
Angellotti, 54enne del partenopeo, sarebbe stato un elemento di spicco del cosiddetto clan dei Capitoni, parte attiva della criminalità organizzata di Miano, e nelle sue mani si sarebbe concentrata l’eredità dell’ormai sciolto clan Lo Russo, precedentemente attivo sul territorio. Secondo quanto emerso per il momento dalle indagini, infatti, da oltre un anno Pasquale Angellotti, detto “Lino ‘o cecat”, gestiva quel che restava del clan Lo Russo dopo il pentimento di tutti i principali elementi apicali.
Insieme con la famiglia Tipaldi, Angellotti era in contrapposizione con il gruppo Balzano-Scarpellini per il controllo del territorio. Il 12 novembre dello scorso anno, un commando aveva stroncato in un circoletto proprio Giuseppe Tipaldi, 38 anni, figlio dello storico luogotenente dei Lo Russo, Gaetano Tipaldi. Scarcerato nel 2018, Angellotti in passato era stato imputato per il duplice omicidio di Salvatore Manzo e Giuseppe D’Amico, avvenuto nel giugno del 2004, e per l’omicidio di Raffaele Calcagno, avvenuto nel comune di Ercolano, ma nel corso di entrambi i processi era poi stato assolto.
L’agguato di ieri
Con molta probabilità, a stroncare Angellotti sarebbe stato un commando in viaggio a bordo di un’auto. A supportare questa ipotesi, il ritrovamento della carcassa di una vettura rubata e successivamente data alle fiamme da parte della polizia nei dintorni.
Numerosi i proiettili esplosi in via Liguria, dove fin da subito si sono radunate decine di persone. Sul posto sono giunti anche i familiari della vittima. La moglie, prima, e il figlio, poi. Quest’ultimo, in preda alla rabbia, ha urlato: “Ci hanno fatto un’altra cattiveria, ora devo sparare a tutta Miano: voglio andare in galera”. Le indagini, in corso, sono state affidate alla polizia e, nello specifico, alla Squadra Mobile della Questura di Napoli, guidata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini.
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