Un po’ come per il trauma del terremoto, il crollo delle Torri Gemelle a New York, l’attimo in cui abbiamo saputo che Diego Armando Maradona non era più terreno resterà per sempre impresso nella nostra mente. Noi, in redazione, stavamo chiudendo l’utima edizione del telegiornale quel mercoledì pomeriggio. Fuori piovigginava ed era buio, ma tutto sembrava normale fino a quando non è arrivato quel messaggio: “E’ morto Maradona, notizia verificata”.

Lacrime e dolore a Napoli, Diego era uno di famiglia

Davanti allo stadio San Paolo, si chiamava ancora così, ai murales di San Giovanni a Teduccio e nei Quartieri Spagnoli, una marea di persone si è riversata in strada, malgrado il Covid stesse facendo il suo ritorno, per condividere il dolore. Si vedevano ovunque, nei luoghi cari al grandissimo Diego Armando Maradona, candele, bandiere, sciarpe, magliette del Napoli e dell’Argentina, bagnate di lacrime e di pioggia. Il D10S del calcio era da poco morto, lontano dalla nostra città, ma noi tutti abbiamo avvertito quel dolore forte nel petto che brucia le carni quando arriva la perdita di una persona cara, vicina, intima.

Diego Armando Maradona era uno di noi. Come lo potranno mai capire chi non ha vissuto quegli anni a Napoli, come lo potrà mai capire chi non tifa Napoli, come potrà mai capirlo chi…

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