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Carceri: cellulari e droga, blitz Penitenziaria a Poggioreale

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Dieci telefoni cellulari e droga rinvenuti nel carcere napoletano di Poggioreale. Dell’operazione di servizio condotta dagli agenti di polizia penitenziaria nella giornata di venerdì riferisce, in una nota, Raffaele Serra, vicesegretario regionale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe. Nel comunicato il Sappe riferisce del proprio compiacimento “al personale di polizia penitenziaria, che nonostante le tante difficoltà porta avanti ogni giorno una battaglia per contrastare il traffico di sostanze stupefacenti ed impedire l’ingresso di oggetti non consentiti”. Il Sappe torna inoltre a “richiamare l’attenzione dei vertici regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria sulla grave carenza di organico ed il sovraffollamento presenti nel carcere più grande d’Italia: sono circa 160 i poliziotti in meno rispetto alla pianta organica prevista ed una forza realmente impiegabile pari a sole 430 unità e circa 2.100 detenuti, a fronte di 1.571 posti, ed il personale di polizia penitenziaria è costretto a svolgere turni di lavoro forzati e massacranti”. Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, “è imprescindibile che il Ministero della Giustizia ed i dipartimenti competenti adottino con urgenza soluzioni di efficace contrasto per schermare l’uso dei telefoni cellulari nelle carceri”. Capace si complimenta con gli uomini della polizia penitenziaria in servizio a Poggioreale, rimarcando come “il ruolo e il valore della polizia penitenziaria sono un patrimonio da condividere con la società civile, che riconosce il ruolo insostituibile che la stessa svolge al servizio del Paese”. “È una verità oggettiva e incontestabile sostenere – prosegue il segretario generale del Sappe – con forza e convinzione, che l’attività svolta dalla polizia penitenziaria garantisce la legalità e le condizioni di sicurezza degli istituti penitenziari, affinché siano attivati gli interventi del trattamento rieducativi a favore dei condannati. È un lavoro, questo, che la polizia penitenziaria svolge con spirito di abnegazione, alti livelli di professionalità congiunti al senso di umanità che mai deve venir meno nell’espletamento dei compiti”. E conclude: “Un carcere sicuro, che offra opportunità reali di reinserimento sociale, è un carcere che contribuisce ad elevare i livelli di sicurezza del Paese, perché la criminalità si combatte attraverso gli strumenti democratici indicati nella nostra carta costituzionale. In questa logica, adottare ogni strumento utile al contrasto di attività illecite – come, ripeto, schermare i penitenziari all’uso di cellulati ed altri dispositivi elettronici – è dunque fondamentale”.

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