Rione Monterosa, rione ISES, la “33“: sono queste le roccaforti del clan Abbinante. Questo è quanto emerso nel corso delle indagini condotte dai militari su richiesta della DDA partenopea. Nel mirino dell’Antimafia, proprio la presunta cosca guidata dalla famiglia Abbinante. Le indagini dell’Arma non hanno solo consentito di definire aree e raggi d’azione del gruppo criminale, ma di documentarne anche l’attività. Come spiegato dai Carabinieri, “le investigazioni hanno permesso di definire il sodalizio come una struttura operativa stabile, unitaria e verticistica, con ripartizione di ruoli e compiti funzionali ad assicurare la continuità e sistematicità del traffico di droga“.
Non solo piazze di spaccio, ma anche luoghi di produzione e conservazione degli stupefacenti, e poi armi, tante armi. A queste si aggiungono poi le accuse per estorsione. Le indagini, infatti, hanno documentato anche il “capillare controllo del territorio all’interno dei rioni” da parte del gruppo, territori definiti “casa nostra” dai suoi membri, dove ogni cosa doveva passare al vaglio del clan per un cosiddetto “rispetto per la famiglia“. Un obbligo all’uso e al consumo prima di tutto nei locali indicati dai vertici del clan, attività che poi dovevano consegnare una parte dei loro incassi alla cosca. A trovarsi davanti i Carabinieri, stamane, che hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal GIP di Napoli su richiesta della DDA, ben 37 persone. Tutte loro, secondo la Procura, sarebbero legate al clan Abbinante.
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