Bocche coperte col nastro adesivo, mani sporche di vernice rossa e tanti cartelli per denunciare la propria avversione alle scelte del governo Meloni. Studentesse e studenti di Napoli e provincia non sono rimasti in silenzio, nel giorno dell’arrivo della premier in città, e come in tante altre città del paese sono scesi in piazza, armati delle proprie voci, di megafoni e striscioni per difendere con le parole i propri diritti, reclamando con forza quanto tolto dalle istituzioni. Tra le immagini più rappresentative, una bara nera con dentro una rosa, come a sancire – denunciano – la morte di una scuola pubblica, laica e antifascista. Non mancano gli attacchi alla presidente del Consiglio, ai suoi vice Tajani e Salvini e al ministro Valditara, ma ad abbondare sono anche le kefiah, le scritte e i cori pro Palestina, perché “del genocidio in corso a Gaza”, dicono, “non si smetta di parlare”.
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