La rete ospedaliera anticovid napoletana inizia a essere di nuovo in difficoltà. Nella sola notte tra l’8 e il 9 gennaio, il Pronto Soccorso ha visto il ricovero di ben 43 donne: una cifra esorbitante, specialmente quando confrontata ai 36 posti letto disponibili. L’organizzazione sanitaria è messo a dura prova, in questi giorni: il reparto Covid di Ostetricia e ginecologia del Policlinico Federico II, ad esempio, è al collasso, e versa in condizioni simili anche quello di Terapia intensiva neonatale, con ben 83 bambini ricoverati, tra nido e intensiva, a fronte delle sole 50 culle che la struttura normalmente potrebbe accogliere. La situazione rende estremamente complesso anche il lavoro degli operatori, medici e infermieri, costretti a turni massacranti costantemente sotto pressione. “Se andiamo avanti così non so quanto tempo riusciremo ancora a resistere
. Ce la stiamo mettendo tutta, siamo ben abituati alle emergenze, ma posso assicurarvi che il limite è vicino”: questo il monito allarmante lanciato dal Professor Giuseppe Bifulco, direttore del reparto Covid di Ostetricia e ginecologia. “Turni prima coperti da tre colleghi ora ne richiedono almeno sei. Lo stiamo facendo, andiamo avanti, ma non posso dirvi fino a quando”. La pressione che sta schiacciando il presidio sanitario potrebbe essere allentata dal supporto del San Giovanni Bosco, che tornerebbe all’interno della rete anticovid napoletana. I numeri parlano chiaro: senza la conversione a Covid Center di altre strutture, il solo presidio della Federico II è destinato a cedere.
“È come se stessimo gestendo due reparti con l’organizzazione, e le forze, di uno solo”, ha insistito il Professor Bifulco. Le dichiarazioni del primario non lasciano indifferente le sigle sindacali. Il vicepresidente nazionale del Sumai, Gabriele Peperoni, ha subito fatto eco alle preoccupanti parole del medico: “Lavorare in queste condizioni significa mettere a rischio la vita dei pazienti ed esporre i medici al pericolo di commettere errori che potrebbero essere evitati. Il Policlinico non può più reggere in queste condizioni. È essenziale che la rete dell’emergenza Covid per le donne gravide, e per i neonati, distribuisca il carico di lavoro anche su altre strutture”. Peperoni, inoltre, ha avanzato al Governo la richiesta di rendere obbligatorio il vaccino per le donne che hanno superato il terzo mese di gravidanza. Non agire subito, secondo il rappresentante del Sumai, sarebbe un grave errore: in questo contesto il rischio di morte è drammaticamente aumentato.
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