“Non c’è niente da fare. Nella sanità in Campania continuiamo ad essere gli ultimi, in tutto”. Queste le parole di accusa della Funione Pubblica della CISL Campania sull’emergena dialisi in corso.
La posizione del sindacato sull’emergenza dialisi
“Per le liste di attesa secolari, per le spese spaventose per la cura in altre regioni, per il personale dove insistono vuoti straordinari che mettono a rischio la qualità e la tempestività della risposta alla domanda di salute dei cittadini. Ora anche per i dializzati, sempre più emarginati dal sistema sanitario pubblico a favore ancora una volta dei privati, che gestiscono l’80% delle attività e chiedono di aumentare la fatturazione con ulteriori, conseguenti tagli di medici, infermieri ed ausiliari”. Così si apre il comunicato stampa diffuso dalla FP CISL.
Con queste parole, Lorenzo Medici, leader campano della Funzione Pubblica del sindacato, è sceso in campo a sostegno delle proteste delle associazioni degli emodializzati e dei trapiantati più rappresentative – come l’ANED e l’ACTAE. La richiesta, un incontro urgente con la Giunta per invertire una tendenza che definisce “insopportabile”. Per Medici, “mette a rischio la qualità della vita di migliaia di ammalati pur avendo la possibilità di adottare soluzioni migliori e più efficaci per la cura degli stessi”.
L’analisi di Medici (FP CISL)
Il segretario generale della federazione si riferisce alle abnormi differenze esistenti tra questa regione e le altre in relazione agli interventi di comparto. Il registro di dialisi e trapianto in Italia certifica che su 65 mila pazienti alla prese con la cronicità, il 90% è in trattamento emodialitico presso un centro ospedaliero o privato accreditato, mentre il 10% utilizza la dialisi peritoneale, che costa molto di meno rispetto alla cura classica e si esegue autonomamente, evitando di recarsi tre volte a settimana presso le strutture, e riducendo così anche i rischi di infezioni.
“Tutte buone ragioni per estenderla quanto prima ai circa 6mila pazienti della Campania”, sottolinea Medici. “Invece scopriamo che solo 150 di essi utilizzano la nuova terapia. Il 2,7% contro il 10% nazionale, perché la nostra regione è unica in Italia per la tipologia di centro di costo, che dappertutto è a totale carico degli ospedali, presso il reparto di Nefrologia-Dialisi, a cui viene riconosciuta la titolarità della prestazione”.
“Qui invece fa capo al distretto sanitario”, continua il comunicato, “dove viene assimilata a presìdi comuni come i pannoloni o i materassi antidecubito. Una idiozia contro la quale nessuno interviene per correre ai ripari e per evitare l’ennesima, sconvolgente disuguaglianza di trattamento esistente nei confronti di altri territori. Quando arriverà il momento che la Giunta ci chiamerà per affrontare e risolvere assieme questi problemi che ci avvicinano sempre più al terzo mondo pur potendo contare su ospedali e professionalità all’avanguardia sul piano internazionale? O siamo condannati ad essere ultimi per sempre?”.
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