Luigi Di Maio ha tentato di farsi riconoscere come leader di un nuovo partito. La sua sconfitta nasce dal marchio 5Stelle che ha sulla pelle
“Di Maio, sei grande, noi votiamo per te e per i 5 Stelle, grazie per il Reddito di Cittadinanza“. Dalle prime ore del suo tour elettorale a Napoli il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha compreso che il nemico maggiore era la confusione. Per questo il suo percorso tra la gente è stato imbottito di “exploit” che potessero portare il suo nome sui giornali e nelle televisioni, non solo nelle trasmissioni di politica, ma anche a un livello più popolare, collegato al nuovo partito politico.
Quel volo verso il basso da Nennella
In quasi tutte le sue tappe l’ex leader dei 5Stelle ha raccolto applausi e insulti. Paradossalmente gli improperi sono arrivati da persone che un po’ di politica ne masticavano mentre i complimenti erano sempre di chi con le elezioni non aveva un buon feeling. Un segnale che i comunicatori del ministro hanno subito percepito e preoccupati hanno cercato nuove strategie e nuovi sbocchi comunicativi. Uno dei passaggi più discussi è stato il volo da Nennella, il ristorante del Quartieri Spagnoli. Lì Di Maio è stato deriso da tutti ma è riuscito a conquistare tutti gli spazi utili per comunicare la sua uscita dai pentastellati. Ovviamente non è bastato visto che ancora ieri, all’uscita dei seggi, c’era chi commentava “ho votato per Giggino e i 5 Stelle“.
Il terzo mandato e la fine di un percorso durato 10 anni
Luigi Di Maio non riesce a conquistare uno scranno per il terzo mandato in parlamento. Nel collegio Napoli-Fuorigrotta dove si è candidato, un luogo considerato sicuro dalla coalizione di centrosinistra, Di Maio ha conquistato il 24% delle preferenze perdendo dal suo ex collega Sergio Costa. Quel terzo mandato che è l’inizio della fine. Bocciata l’idea dal fondatore Beppe Grillo di permettere dopo due elezioni un terzo giro in politica, Luigi Di Maio si è trovato davanti a una scelta: provare la corsa da solo o fermarsi a box per un periodo. La scelta è stata quella di creare un suo partito e portare con sè un po’ di fedelissimi. Una scelta che è costata molto cara a tutti.
Vincenzo Presutto e gli altri che pagano il salto con Di Maio
La scelta non deve essere stata facile per tanti parlamentari amici di Luigi ma legati ai 5 Stelle. Quelli che però hanno voluto seguire il ragazzo di Pomigliano d’Arco si sono trovati con il nulla tra le mani. Interrompono il loro percorso politico, almeno per un po’, Vincenzo Presutto, Sergio Vaccaro, Conny Giordano, Andrea Caso, Luigi Iovino. Chiude una stagione importante anche Vincenzo Spadafora, già ministro dello Sport, battuto nella sua zona dal suo ex collega pentastellato Penza.
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