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Rione Alto, tre operai morti: dubbi su una saldatura e su dei perni

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Una saldatura e dei perni di ancoraggio sono gli elementi attorno a cui si sta concentrando l’attenzione dei pm consulenti nel corso dell’accertamento irripetibile sulla tragedia del Rione Alto. Lo scorso 25 luglio, in quel cantiere, tre operai hanno perso la vita cadendo nel vuoto mentre lavoravano a bordo di un cestello, apparentemente senza i dispositivi di sicurezza necessari e previsti dalla legge. La saldatura, evidente sul metallo, si troverebbe nel punto in cui il meccanismo si sarebbe spezzato. Presenti sul posto nel corso degli accertamenti disposti dalla Procura, i legali degli indagati e delle parti offese: Zollo (per imprenditore Pietroluongo); Fusco (imprenditore Napolitano); Ferraro (amministratore del condominio); Floccher e Anzelmo (direttore del lavori). Per le parti offese, tra gli altri, Amedeo Di Pietro e Luigi Cinque.

Furto in appartamento di una delle vittime

Fa discutere quanto subito in queste ore dalla famiglia dell’operaio più giovane, il 54enne Vincenzo Del Grosso, già alle prese con una tragedia atroce.

La compagna di Del Grosso Carmen Martucci è stata contattata dalla polizia per formalizzare una denuncia di un furto avvenuto tra sabato e domenica nella sua abitazione, nella zona Sanità di Napoli. L’avvocato Gianluca Zanfardino conferma tutto alla stampa. “È sparito tutto: gli strumenti da lavoro di Vincenzo e perfino un pacco alimentare che aveva ritirato in parrocchia. Un gesto ignobile, rivolto contro chi ha già perso tutto”, le dichiarazioni del legale della donna.

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