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Occupazione all’Alberti, botta e risposta con la Dirigente

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L’occupazione del liceo Alberti di Napoli è giunta al termine, ma le polemiche scoppiate col suo inizio non si fermano. Dopo che la dirigente dell’istituto superiori ha espresso la sua posizione sulla protesta studentesca, inserita all’interno di un più ampio movimento di dissenso e protesta per il genocidio in corso a Gaza, studentesse e studenti fanno lo stesso. “Non essendo d’accordo con la nostra occupazione di protesta per la Palestina, ha rilasciato dichiarazioni false sui giornali”, spiegano dei portavoce dell’istituto. “Quello che vogliamo è semplicemente giustizia: avere la possibilità di replicare ed essere ascoltati da chi detiene il potere e lo sfrutta in modo scorretto pensando solo a mantenere la propria credibilità con false motivazioni”.

La posizione delle studentesse e degli studenti dell’Alberti

“La nostra preside ha affermato che noi studenti abbiamo negato la libera espressione democratica del diritto di voto in quanto sono stati interrotti i lavori del cantiere della città metropolitana, e sono state inoltre impedite le elezioni dei rappresentanti degli studenti e dei genitori nei consigli di classe. La verità è che ci siamo assicurati che ogni attività venisse svolta garantendo la sicurezza degli studenti, indi per cui le aree dei lavori non sono state occupate e l’interruzione dei cantieri durante questa settimana è stata decisa da terzi, a differenza di ciò che afferma la preside”. Parte così la nota diffusa da studentesse e studenti dell’istituto superiore partenopeo.

Subito, nel documento, arriva la replica alla presunta accusa di aver impedito di esercitare il diritto alle elezioni. “In merito all’argomento della così definita ‘negazione del diritto delle elezioni’, che dovrebbero svolgersi entro la data del 31 ottobre, se quest’ultime non potessero essere tenute a causa di forze maggiori (come scioperi, manifestazioni o occupazioni), il dirigente scolastico sarebbe tenuto a rinviarle e indire una nuova data, essendo quella del 31 ottobre perentoria. La nostra preside ha inoltre affermato che nessuna soluzione alternativa, compatibile con la legalità e con il diritto allo studio, sia stata mai richiesta dagli studenti, e anzi, quando sono state offerte più volte dalla preside, sono state rifiutate”.

Il dispiacere per il mancato confronto

“Possiamo assicurare”, prosegue la nota, “che anche queste affermazioni sono assolutamente false, e ci rammarica che la preside abbia scelto di rivolgersi ai giornalisti prima di confrontarsi con noi studenti, presentando una versione dei fatti che non rispecchia assolutamente il clima reale dell’occupazione. Sarebbe stato più costruttivo aprire un dialogo interno prima di rilasciare dichiarazioni pubbliche, come da noi richiesto sin dal primo giorno. Noi studenti abbiamo sempre ricercato un confronto, ancor prima di intraprendere la via dell’occupazione (condivisa, tra l’altro, dalla maggior parte degli studenti, a differenza di quanto affermato). Tuttavia la preside ha respinto le soluzioni più moderate proposte dagli studenti, senza prenderle in considerazione”.

Contrariamente a quanto dichiarato dalla dirigente, proseguono studentesse e studenti dell’Alberti nella nota, “non è vero che sono state proposte attività alternative o assemblee dedicate al tema israelo-palestinese dalla preside. L’unica offerta avanzata dalla Dirigente è stata quella di un’assemblea di istituto (un diritto degli studenti, non una concessione) che, tuttavia, non aveva alcuna attinenza con l’argomento specifico oggetto della nostra mobilitazione”.

La rivendicazione

“Siamo felici di esserci uniti ai numerosi istituti che hanno deciso di mobilitarsi per la causa palestinese: un coinvolgimento così ampio e sentito dovrebbe far riflettere sulla gravità della situazione e sul bisogno urgente di prendere posizione di fronte a un tale dramma umanitario, piuttosto che sminuire il nostro gesto. La nostra scuola non viveva da anni un momento di tale unità e partecipazione, che ha dato vita ad un movimento forte e determinato. L’occupazione si sta rivelando un’importante occasione per discutere e sensibilizzare al fine di formare cittadini consapevoli, obiettivo che dovrebbe essere prioritario anche per la scuola. A questo proposito abbiamo organizzato assemblee e conferenze aperte a tutti gli studenti dell’Alberti con lo scopo di creare uno spazio di dialogo e riflessione sull’argomento istraelo palestinese. In conclusione, chiediamo che venga riconosciuto il valore dell’occupazione come atto di protesta: per la prima volta gli studenti dell’Alberti sono uniti per una causa comune, riscoprendo il significato dell’impegno collettivo e l’importanza di assumersi le proprie responsabilità”.

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