Con il mese di agosto agli sgoccioli e gli ultimi giorni di ferie del nuovo responsabile generale dell’ASL Napoli 1, Gaetano Gubitosa, prossimi al termine, si ricomincia a fare i conti con le difficoltà vissute dai presidi sanitari partenopei. La realtà, sfortunatamente, è tristemente già nota: c’è una grave carenza di personale. All’organico della Napoli 1, infatti, mancano oltre un centinaio di unità, tra biologi, tecnici di radiologia e di laboratorio, infermieri, OSS, medici specializzati, chirurghi e, soprattutto, camici bianchi per i pronto soccorso. Questo, sostanzialmente, è il motivo per cui il Loreto Nuovo, da pronto soccorso di media complessità, è destinato a diventare ospedale di Comunità e per cui il San Giovanni Bosco, ormai da tre anni, ha il pronto soccorso al palo.
La situazione è appena migliore al San Paolo, dove il pronto soccorso sopravvive ma al costo di continui turni assicurati in prima linea da rinforzi dalle retrovie di medici di altre specialità, soprattutto internisti, chirurghi e anestesisti. In affanno anche l’Ospedale del Mare, dove la carenza più sentita è quella dei medici d’emergenza, mentre gli anestesisti sono stati rimpiazzati con procedure straordinarie. Il problema, però, non è esclusivamente napoletano. Su scala regionale, tra corsie ospedaliere e medicina territoriale, il buco di personale supera le diecimila unità: di queste, il 18% sono medici.
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