Un congresso costituente, da portare avanti in contemporanea con il lavoro di opposizione parlamentare e da far terminare al massimo entro la primavera del 2023. Sembrerebbe essere questo il programma del Partito Democratico per i mesi a venire, non solo rispetto al proprio ruolo nel prossimo parlamento italiano, ma anche e soprattutto nei confronti di sé stesso.
L’urgenza di un cambio di rotta
La necessità di un nuovo gruppo dirigente è stata espressa anche dall’attuale leader del PD, Enrico Letta; per farlo, l’opzione al momento è unica: il congresso. “Non concorsi di bellezza”, avverte Letta, “ma un percorso che ci consenta di affrontare i nodi che abbiamo davanti in profondità. Il confronto fra candidature farà bene al partito”. E tra i nomi dei possibili candidati, qualcuno annovera anche quello del governatore della Campania, Vincenzo De Luca.
De Luca: “Io candidato? Mai mettere limiti alla provvidenza”
“Mai mettere limiti alla Provvidenza”, sono state le parole di De Luca in merito. “Nel PD deve essere permanente la spinta al rinnovamento politico, generazionale e di genere”. Così ha continuato il presidente della Regione, senza escludere una sua discesa in campo per la successione alla guida del partito in vista del Congresso. Per De Luca, il percorso congressuale dovrà essere “del tutto aperto, con primarie vere senza ipoteche correntizie e guerre di tessere, e con modifiche regolamentari se necessario”.
Su quanto detto e fatto dall’attuale segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, De Luca ha poi speso parole di stima, pur tracciando i confini di una situazione complessivamente negativa. Letta “ha mostrato grande dignità e onestà politica nell’assumersi ogni responsabilità, ma i problemi sono antichi. Ci siamo presentati senza identità, programmi e alleanze. Negli anni, il PD ha assorbito il peggio delle grandi tradizioni politiche, il correntismo doroteo, fino a logiche tribali, il centralismo burocratico ottuso e indifferente ai territori e alla persona. Tutto questo va spazzato via”.
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