“Abbiamo nascosto la targa con lo skotch, abbiamo indossato la maschera di anonymus e siamo partiti per vendicarci”. Gli omicidi di Acerra, della scorsa settimana, iniziano a essere più chiari agli inquirenti dopo la prima confessione del diciassettenne che si trovava sullo scooter con Pasquale Di Balsamo.

Le minacce e poi il raid per vendicarsi

Il ragazzino ha raccontato al Pm anticamorra Giuseppe Visone che la sera dell’omicidio ha incontrato Vincenzo Tortora che, conoscendo il legame tra lui e Di Balsamo, lo ha minacciato. “Tutto ha inizio con una ronda in via della Resistenza. Ho incontrato il nostro rivale che mi ha minacciato con una pistola, per questo sono andato a chiedere aiuto”. La ricostruzione fatta ai pm è molto chiara. Il minore ha chiesto a Pasquale di Balsamo di lavare col sangue l’offesa e così è stato.

Prima gli insulti poi gli spari

Il raid per trovare Tortora parte poco dopo mezzanotte. Sono in quattro secondo il ragazzino che racconta di avere preso 4 maschere di anonymus prima di partire. I due gruppi, che si contendono il traffico di droga in quell’area a nord di Napoli, si incrociano in strada. Tortora è in una Lancia Y con un altro minore e un cittadino albanese. Pochi secondi dopo l’incontro partono gli insulti e poi spuntano le pistole. Tortora è il primo a sparare, Di Balsamo risponde. I due si feriscono mortalmente.

La stesa contro casa di Di Balsamo

Nella notte, ad Acerra, si diffonde la notizia della morte di Vincenzo Tortora. Il suo gruppo si arma e va nel quartiere del rivale sparando all’impazzata contro i balconi del gruppo legato al giovanissimo Di Balsamo.

Le indagini: si tratta di omicidio volontario

Il ragazzino è stato fermato da un blitz coordinato dall Procura. Secondo l’accusa il diciassettenne resta in carcere per omicidio volontario visto che le dichiarazioni fatte davanti al Gip, sui fatti avvenuti lo scorso 29 aprile ad Acerra, sono ritenute tutte credibili.

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