25 anni di attesa hanno provato i familiari di Giulio Giaccio, morto dopo essere stato rapito, torturato e disciolto nell’acido la sera del 30 luglio 2020. A quasi un quarto di secolo esatto da quella notte estiva, Salvatore Simioli, Raffaele D’Alterio e Luigi De Cristofaro, arrestati su disposizione della DDA di Napoli nel marzo dell’anno scorso, sono stati condannati a 30 anni di reclusione. Inoltre, le testimonianze rese da Simioli hanno consentito di ricostruire la partecipazione anche di Salvatore Cammarota, Carlo Nappi e Roberto Perrone. Il fratello della donna con cui Giaccio aveva una relazione è stato condannato a 30 anni insieme con Nappi, mentre l’ultimo, Perrone, a 14.
La soddisfazione dei parenti della vittima
“Giustizia è fatta”, ha commentato l’avvocato della famiglia Giaccio. “I parenti sono soddisfatti della condanna e continueranno a battersi per fare sì che Giulio venga riconosciuto vittima innocente della criminalità organizzata. Attendiamo ora che la sentenza passi in giudicato per fare le nostre dovute considerazioni”. Il gup ha riconosciuto inoltre una provvisionale da 200mila euro ai familiari di Giaccio, escludendo però l’aggravante mafiosa contestata dai pm antimafia Mariella Di Mauro (oggi procuratore aggiunto di Napoli Nord) e Giuseppe Visone, per i quali il delitto sarebbe stato commesso al fine di agevolare il clan Polverino.
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