La primavera sta volgendo verso il suo ultimo mese e l’autunno elettorale è ancora lontano, ma quella che attualmente sembra oramai una costante della politica italiana è la pulviscolarità nella quale sembra immerso il centrosinistra, questa volta allargato al Movimento Cinque Stelle, ogni qual volta si giunge all’appuntamento con le urne. Non fa eccezione il sindaco di Napoli dove attualmente, sul fronte mancino, ci sono già tre candidati scesi in campo, la arancione Alessandra Clemente, rappresentante di quello che fu lo schieramento del sindaco de Magistris, notevolmente ridotto e frammentato e che ha visto in dieci anni un consenso sia da parte della sinistra estrema, di quella ex comunista e liberale e del cristianesimo popolare. Un fronte insidiato dalla discesa in campo di Sergio D’Angelo, rappresentante del terzo settore e già assessore nella prima giunta dell’ex pm di Catanzaro, soggetto di un movimento partito proprio dall’associazionismo. E poi l’ombra lunga di Antonio Bassolino, il campione della rinascita napoletana degli anni ’90 nonché protagonista degli anni bui della crisi dei rifiuti da presidente della Regione Campania, e deciso a una nuova avventura politica che lo ponga a capo di un movimento di sinistra per Napoli. In tutto ciò l’asse Pd-Cinque Stelle allargato a Italia Viva e alle componenti un tempo di Liberi e Uguali vive ancora nell’indecisione tra la discesa in campo di Roberto Fico, presidente della Camera, tra i padri costituenti del Movimento Cinque Stelle e già candidato a Palazzo San Giacomo nel 2011, quando i pentastellati potevano contare su pochissimi voti raccolti coi meetup, e Gaetano Manfredi, già ministro dell’Università in quota Pd, già Rettore della Federico II, indicato da molti come l’unico capace di compattare tutta la vecchia alleanza giallorossa, compreso il governatore De Luca, e di entusiasmare al contempo trasversalmente la cittadinanza, ma che per scendere in campo vorrebbe certezze in merito alla totale assenza di giochetti e manovrine tipiche del politichese. Che cosa resta? Un centrodestra che dovrebbe apparire compatto ma che forse non lo è ancora. Il nome su cui dovrebbe puntare un fronte unito è quello del magistrato Catello Maresca, ma non vi è stata ancora alcuna ufficializzazione della candidatura, mentre dal lato di Fratelli d’Italia Sergio Rastrelli mantiene la sua candidatura.
