Aveva destato non poco scalpore la notizia dell’aprile dell’anno scorso degli specializzandi puniti con flessioni perché arrivati in aula in ritardo. Oggi, la svolta: l’indagine è stata archiviata perché “i fatti non configurano reati”.
Specializzandi puniti con flessioni, “i fatti non configurano reati”
“I fatti non configurano reati. Quelle flessioni possono essere considerate al limite inopportune, ma non vessatorie“. Si è conclusa così la vicenda giudiziaria nata lo scorso anno in seguito alla segnalazione di flessioni assegnate per punizione a specializzando arrivati in aula in ritardo. L’università di Salerno ha reintegrato il professore incriminato, Nicola Maffulli, nel ruolo di coordinatore della Scuola di specializzazione in Ortopedia e Traumatologia, ruolo dal quale era stato sospeso in seguito ai fatti.
Quelle flessioni non sarebbero state un’imposizione, ma un modo per dare coesione al gruppo e far capire l’importanza della puntualità soprattutto per rispetto dei pazienti. Così Maffulli avrebbe spiegato il senso del gesto, raccontando come poi, una volta, sia stato lui stesso a cimentarsi nell’esecuzione delle flessioni dopo essere arrivato in ritardo in aula: 72 minuti di ritardo a causa di un problema all’auto, 72 flessioni eseguite. Regole di dubbio gusto, contestabili, come quella per i ritardatari di pagare la colazione.
La denuncia e la posizione del docente
“Non possiamo accettare comportamenti indegni per una realtà universitaria e sanitaria. Chi si è reso protagonista di ciò ne dovrà rispondere in tutte le sedi”. Così si era espresso denunciando i fatti l’oggi deputato dell’Alleanza Sinistra-Verdi, Francesco Emilio Borrelli. L’indagine, in ogni caso, non sembra aver scalfito la posizione di Maffulli nel mondo accademico e sanitario. Mentre due anni fa il docente dell’ateneo salernitano era al quinto posto nel ranking mondiale degli ortopedici, oggi Maffulli è al secondo posto in classifica.
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