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West Nile virus: come riconoscere e prevenire la Febbre del Nilo

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Il virus della Febbre del Nilo alla fine è arrivato anche in Campania. In concomitanza con quella che sembrerebbe essere una fase di minor diffusione del coronavirus, la conferma di un primo caso di infezione da West Nile virus (WNV) non passa inosservato.

Alcune caratteristiche generali della Febbre West Nile

I principali responsabili della circolazione del virus sono i consueti: le zanzare. Secondo le spiegazioni fornite dal Ministero della Salute, il WNV ha origine proprio nelle zanzare che si infettano pungendo uccelli e, ingerito il virus, gli offrono terreno fertile per svilupparsi, resistere e diffondersi. Il secondo ciclo di diffusione del virus si manifesta, invece, quando le zanzare, adulte, trasmettono il West Nile virus ai mammiferi – principalmente cavalli e umani.

Alcuni aspetti clinici dell’infezione da WNV

Negli uccelli, il periodo di incubazione è di 3-4 giorni. La malattia si presenta solitamente in forma asintomatica o subclinica. Qualora comparissero, i principali sintomi sono: atassia, paralisi, movimenti di maneggio, pedalamento, torcicollo, opistotono, incoordinazione motoria, depressione, letargia, penne arruffate e perdita di peso. La morte in genere sopraggiunge a distanza di 24 ore dalla comparsa dei sintomi nervosi.

Negli equini, il periodo di incubazione è, invece, di 3-15 giorni. I sintomi clinici includono febbre, atassia, deficit propriocettivi, paralisi di uno o più arti con la conseguente impossibilità dell’animale a mantenere la stazione quadrupedale, fascicolazioni cutanee, tremori e rigidità muscolare e talvolta dismetria, sonnolenza, ipereccitabilità o aggressività, iperestesia, paresi dei muscoli facciali, della lingua e disfagia. I segni clinici possono risolversi con guarigione in 5-15 giorni oppure progredire rapidamente con morte dei soggetti. In alcuni casi si preferisce sottoporli ad eutanasia.

Nell’essere umano, invece, il periodo di incubazione varia fra 2 e 14 giorni, ma può arrivare anche a 21 giorni nei soggetti con deficit del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infettate con il WNV non sviluppa sintomatologia clinica. Nel 20% circa dei soggetti colpiti può insorgere una sindrome simil-influenzale, caratterizzata da un periodo di incubazione di circa 2-14 giorni e dai seguenti sintomi: febbre, mal di testa, mal di gola, dolorabilità muscolare ed articolare, congiuntivite, rash cutanei solitamente sul tronco, sulle estremità e sulla testa, linfoadenopatia, anoressia, nausea, dolori addominali, diarrea e sindromi respiratorie. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più pesanti si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.

Come gestire un’eventuale infezione

Nel caso degli esseri umani, secondo quanto riportato dal sito del Ministero, non esiste una terapia specifica per la Febbre del Nilo. Nella maggioranza dei casi, un’eventuale sintomatologia è destinata a scomparire autonomamente nel giro di qualche giorno o, al massimo, a persistere per qualche settimana. Nei casi più gravi, invece, potrebbe essere necessario il ricovero in ospedale per la somministrazione dei trattamenti di cura per via itravenosa e l’assistenza respiratoria.

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