Sul versante giudiziario vista la condanna in primo grado a quattro anni di reclusione e il pagamento di 4mila euro, è caduto nel vuoto l’auspicio della grazia a Simone Isaia. L’uomo che nelle prime ore del 12 luglio scorso aveva provocato il rogo della Venere degli stracci, opera d’arte contemporanea installata in piazza Municipio, creata dall’artista biellese Michelangelo Pistoletto. “Sentenza sproporzionata” era stato questo il commento di Samuele Ciambriello, garante regionale dei detenuti.
Cosa c’è dietro la sentenza
Ora dietro la sentenza, giunta al termine del processo con formula di rito abbreviato, emergono le motivazioni del gip di Napoli Linda Comella. «Un grave pregiudizio arrecato allo sviluppo culturale ed artistico della città, nonché all’immagine della stessa». È uno dei passaggi contenuti nel testo della motivazione a base della sentenza del tribunale. Il gip ha sottolineato il gesto folle di Isaia, non solo come un offesa e un ingente danno materiale all’opera di Pistoletto, ma come un danneggiamento dell’immagine turistica della città di Napoli. Migliaia erano stati ad esempio i turisti fruitori dell’opera, nei giorni prima dell’incendio fotografata e apprezzata.
Ad incastrare l’uomo le telecamere in zona
Ad incastrare Simone Isaia, come risaputo, le telecamere di videosorveglianza presenti nella zona di Piazza Municipio. Eloquente il comportamento dell’uomo prima del rogo, si avvicina prima alla Venere osservandola in modo attento per poi scomparire dietro la mole della struttura. Minuti dopo, nei primi secondi del rogo Isaia che si era allontanato, si blocca, si volta, come per osservare le fiamme che nel frattempo si stanno propagando sugli stracci messi a decorazione della sagoma della Venere. Dopo circa 60 giorni in prigione, lsaia, in attesa del processo, ha vissuto in una comunità nella provincia di Salerno.
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