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Agguato a Fuorigrotta: “Serve task force per ripristinare la legalità”

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Dopo l’ennesimo agguato avvenuto a Fuorigrotta, ieri sera, che ha visto un 60enne gambizzato, il deputato dell’Alleanza Sinistra Verdi Francesco Emilio Borrelli lancia l’allarme. “Serve una task force per il ripristino della legalità”, scrive il deputato, “e per togliere potere alla camorra”.

Il racconto della vittima

“L’agguato, secondo il racconto dell’uomo, sarebbe avvenuto in via Gabriele Rossetti, una delle traverse di via Giacomo Leopardi: a sparare sarebbe stato uno sconosciuto, che lo avrebbe affrontato mentre si trovava in un’automobile in un’area parcheggio”. Così si apre il post di denuncia pubblicato dal deputato. “Diversi i colpi di pistola esplosi, tutti verso le gambe. La vittima – Gennaro Iadonisi, 60 anni, ferito ma dimesso con una prognosi di 30 giorni – non risulta appartenere a circuiti di malavita organizzata, ma è imparentata con Francesco Iadonisi, ritenuto a capo del clan di camorra omonimo attivo a Fuorigrotta. Gli inquirenti non escludono che il ferimento possa in qualche modo ricondursi ai contrasti di camorra, ormai in essere da parecchio tempo, tra il gruppo Troncone e il clan Iadonisi, con quest’ultimo che avrebbe l’appoggio del clan Esposito di Bagnoli”.

Le parole del deputato sull’agguato

“Le strade della città diventano sempre più teatro di regolamento di conti tra clan di camorra. Parliamo di agguati che potrebbero tranquillamente, come accaduto più volte in passato, mietere vittime innocenti estranee agli ambienti criminali; di azioni violente e spesso imprevedibili (fino ad un certo punto se si conoscono le alleanze e le strategie dei vari gruppi) dato l’evoluzione continua delle realtà camorristiche cittadine”, commenta il deputato.

“Per evitare tragedie e che le strade sembrino scenari da Far West occorre che si metta in campo una task force ma, allo stesso tempo, è assolutamente necessario che lo Stato riporti alla legalità tutte quelle attività, ora illecite e/o alimentate da soldi sporchi, su cui i clan fanno leva per avere il consenso popolare ed attingere manovalanza. Non è per nulla un caso che, ad esempio, a Bagnoli la camorra fosse un elemento estraneo al tessuto sociale fino a quando è esistita una coscienza operaia per poi diventare un male dirompente con la dismissione dell’Italsider“.

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