I volti erano mesti, le facce tristi, devastate, ma anche arrabbiate, ad Acerra, dove nella chiesa di Sant’Alfonso, è stato dato l’ultimo saluto a Domenico Fatigati, l’operaio 52enne che, la settimana scorsa, ha perso la vita sul posto di lavoro all’interno dello stabilimento Stellantis di Pratola Serra, nell’avellinese. Palpabile la vicinanza della comunità alla famiglia di Mimì, come lo chiamavano i più. Per la giornata dei suoi funerali, il primo cittadino di Acerra, Tito D’Errico, ha proclamato il lutto cittadino. “Siamo a piangere l’ennesima morte, stamattina: non si può morire più di lavoro”, le sue parole all’esterno della chiesa.
“Tutta la comunità è stretta attorno a questa famiglia fatta di gran lavoratori. Anche la moglie ha un esercizio commerciale, qui, e lui dopo il lavoro andava ad aiutarla. Ripeto, non si può morire di lavoro: è importante agire sulle politiche di sicurezza sul posto di lavoro e sulla formazione dei lavoratori”, il monito del sindaco D’Errico. E proprio sulla condizione dei lavoratori si è espresso un collega di fabbrica di Fatigati, operaio Stellantis della FIOM CGIL. “Un ennesimo operaio, un collega di fabbrica… Questi infortuni succedono sempre nelle aziende degli appalti. Perché, è bene dirselo, gli appalti riducono le spese e lo fanno tagliando su materie importanti come salute e sicurezza. Purtroppo tutti parliamo di efficienza in Italia. Cos’è l’efficienza? Produrre di più con minor risorse. Le aziende vanno a risparmiare su salute e sicurezza, è bene dirselo una volta per tutte”.
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