“Mio fratello era una persona perbene”. Incredulo, devastato, Giovanni Toscano, il fratello di Marcello, insegnante di sostegno a Melito, stamane, era ancora fuori la scuola media Marino Guarano della periferia nord di Napoli, assieme alle forze dell’ordine.
Le parole del fratello e del cugino della vittima
Nelle sue parole, pronunciate con voce bassa e tremolante, uno scarno racconto su come, nel corso di una ricerca, lui e altri hanno rinvenuto il corpo senza vita di Marcello. Gli chiedono come mai suo fratello fosse lì alle 7 e Giovanni, prontamente, risponde che non era lì a quell’ora ma che è solamente stato trovato lì in quel momento. Dopodiché gli manca la voce e, quando compare suo cugino, omonimo della vittima, con poche parole si congeda dalla stampa dicendogli: “Marcè, parla tu”.
Ai colleghi giornalisti, Marcello Curzio, parla con fermezza e lucidità. “In 40 anni di attività non ho mai visto nulla del genere: mio cugino è andato a lavorare, in una scuola: non faceva il carabiniere o il poliziotto. Quello che è successo è incredibile e fa suonare un campanello d’allarme su quella che è la situazione dell’area nord di Napoli in tema di ordine pubblico e vivibilità”.
“Non lasciateci soli”, l’appello del sindaco di Melito
A commentare la situazione precaria in cui versa l’area periferica settentrionale di Napoli è stato anche il primo cittadino di Melito, Luciano Mottola, che ha subito lanciato un ultimo disperato appello allo Stato affinché l’area nord non resti abbandonata a sé stessa. “Quando si lasciano i Comuni in balìa di tutto, dove i Carabinieri si fanno in quattro per fare l’ordinario e un sindaco usufruire di soli sei vigili urbani all’interno di un comando, diventa impossibile garantire l’ordine pubblico“.
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