E’ di poco fa la notizia che il Giudice per l’Udienza Preliminare di Napoli Nicoletta Campanaro ha condannato Mariano Cannio, il domestico 39enne ritenuto responsabile dell’omicidio del piccolo Samuele, a 18 anni di carcere. La tragedia è avvenuta un anno fa a pochi metri dal Tribunale di Pace di Napoli. Il domestico lanciò dal quarto piano il bimbo di appena quattro anni, un volo nel vuoto che costò la vita al piccolo.
Era il 17 settembre, inizialmente fu ipotizzato un incidente
Omicidio aggravato è il reato per cui è stato condannato l’imputato per il quale era stato chiesto il rito abbreviato. Malgrado fosse affetto da varie patologie della sfera psichiatrica il giudice lo ha ritenuto in grado di intendere e di volere. Nel dibattito Cannio ha raccontato di avere avuto un giramento di testa mentre si trovava al balcone con il piccolo Samuele e di avere perso per un attimo la lucidità. Dopo pochi secondi ha compreso cosa fosse successo sentendo le urla dalla strada.

Le dichiarazioni dopo l’arresto
“Sono andato al balcone, avendo sempre Samuele in braccio. Appena uscito vicino alla ringhiera ho avuto un capogiro. Mi sono affacciato mentre avevo il bambino in braccio, perché sentivo delle voci provenire da sotto, e ho lasciato cadere il bambino. L’ho fatto perché in quel momento ho avuto un capogiro. Ho immediatamente sentito delle urla e mi sono spaventato, consapevole di essere la causa”. Queste frasi, secondo la difesa, potrebbero essere dipese dalle patologie psichiche di cui è affetto il domestico.
Quel giorno la tragedia fu raccontata così dai media
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