L’intervento di recupero, effettuato in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei e con la supervisione del direttore Gabriel Zuchtriegel, è durato un anno e ha visto un impegno finanziario, pari a 140 mila euro. A collaborare sono state sopratutto le autorità pubbliche e private. Questa mattina è stato riaperto lo straordinario giardino che deve il suo nome a una statuetta marmorea trovata nel larario.
Oggi grazie ai numerosi interventi di ripristino dell’originario piano di campagna e del sistema di irrigazione antico, al suo interno sono state ripiantate le specie botaniche ospitate sino alla viglia dell’eruzione vesuviana del 24 agosto, nel 79 d.C.
Si tratta di circa ottocento piante di rose antiche, milleduecento viole, mille bossi, ciliegi, viti a spalliera e due meli cotogni; ricostruiti anche gli antichi pergolati sul triclinio estivo e lungo il confine sud del giardino.
Il luogo è anche conosciuto come “casa del profumiere”, per la probabile produzione e commercializzazione di profumi che qui avveniva. Si tratta di una tipica casa ‘a schiera’ di Pompei, ed è celebre per l’iscrizione cras credo (domani si fa credito) posta all’ingresso. Il direttore del Parco Archeologico, Gabriel Zuchtriegel ha spiegato inoltre che al momento dell’eruzione del 79 d.C la domus era in fase di restauro, di certo danneggiata dal precedente terremoto del 62, ingrandita dal proprietario che aveva effettuato accorpamenti edilizi da destinare a produzioni specializzate.
Quando si verificò l’esplosione devastante del Vesuvio, la produzione di profumi e il commercio di fiori erano ancora attivi, poiché negli anni Cinquanta i primi scavi dell’area fecero emergere pollini, spore, macroresti vegetali e diversi oggetti, insieme a numerose bottigliette in vetro per profumi, da far riconoscere nel giardino la sua funzione produttiva. La ricostruzione della flora antica infatti è stata resa possibile dagli studi e dall’elenco di resti vegetali ritrovati.
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