I Carabinieri col coordinamento della Procura di Torre Annunziata hanno ricostruito un’operazione condotta da una banda di trafficanti di beni archeologici. I responsabili vedendavo i reperti trovati nei ricettatori locali per arrivare a quelli internazionali. I militari della Sezione Archeologia del Reparto Operativo del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale, in collaborazione con il Nucleo Investigativo-Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata hanno avviato le perquisizioni lo scorso 13 febbraio. Nell’ambito delle operazioni sono stati rinvenuti 819 reperti archeologici risalenti tra il VII secolo a.C e il V secolo d.C. In aggiunta, 675 monete archeologiche in bronzo e alcune in argento e oro. Anche 11 metal detector e strumenti per il sondaggio del terreno, sono stati sequestrati.
“Il lavoro degli investigatori ha fatto emergere, allo stato, un vasto traffico illecito di reperti archeologici, condotto da un’organizzazione criminale ben strutturata, ricalcante la filiera tipica di questo settore, a partire dai cosiddetti “tombaroli” che riforniscono di reperti scavati clandestinamente i ricettatori di primo e secondo livello, i quali, a loro volta, alimentano il mercato illecito, anche internazionale, della vendita di beni archeologici” si legge in una nota a firma del procuratore Nunzio Fragliasso.
19 sono le persone indagate per associazione a delinquere, ricettazione e furto di beni culturali, residenti in Campania, Puglia ed Emilia Romagna.
Di Sabrina Valenti
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