19 anni, Vincenzo Zerobio, era l’unico sfuggito agli arresti effettuati dagli agenti della Questura di Napoli insieme ai carabinieri del Comando Provinciale. Nell’ambito delle indagini inerenti alle uccisioni di Emanuele Tufano e di Emanuele Durante. Ha resistito poco e ha poi scelto di consegnarsi alle autorità nel carcere di Secondigliano. Un’evidente rinuncia a continuare una latitanza difficile, forse nella speranza di vedersi riconosciuta un’attenuazione di una eventuale condanna, considerata l’assenza di precedenti penali nel suo casellario giudiziale. Ma è tutto da vedersi. Al momento a Zerobio è stata notificato ufficialmente il reato di detenzione di armi da fuoco, unitamente all’accertato coinvolgimento nella sparatoria del Mercato, costata la vita al giovane Tufano.

Grazie alla videosorveglianza sono stati ricostruiti poco più di 40 secondi della sparatoria che ha visto sfidarsi, in quella che è stata definita “la guerra dei ragazzi”, il gruppo della Sanità, composto da 12 giovanissimi, e quello del Mercato con un solo maggiorenne e tre minorenni.

Vincenzo Zerobio quella notte è stato uno dei protagonisti. Il 19enne era insieme a Francesco Esposito in sella al motorino che precedeva lo scooter su cui viaggiava Emanuele Tufano, centrato dal fuoco amico e morto all’istante in vico Carminiello.

Tufano anche lui incensurato è dunque rimasto vittima di un tragico errore. Gli inquirenti l’hanno definita una “pioggia di proiettili” iniziata in via Antonietta De Pace e culminata in via Carminiello al Mercato dove ha trovato la morte Emanuele Tufano. Dopo l’omicidio di Emanuele Tufano, sarebbe stato deciso di uccidere Emanuele Durante non solo e non tanto per vendicare la morte del ragazzo, ma per dimostrare la permanenza della egemonia del clan Sequino, operante nel cuore della Sanità. Da ottobre a marzo due omicidi in un clima di tensione altissima.