Fino al 25 giugno al Museo e Real Bosco di Capodimonte la mostra “Gli spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale” a cura di Riccardo Naldi, docente di Storia dell’arte moderna all’Università “L’Orientale” di Napoli e di Andrea Zezza, docente di Storia dell’arte moderna all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Il progetto espositivo è stato illustrato alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano e del direttore del Museo Nacional del Prado, Miguel Falomir Faus, istituzione che realizza l’esposizione in partenariato e dove una prima versione della mostra è stata inaugurata ottenendo un notevole successo di critica e di pubblico vede tornare a Napoli per la prima volta dopo 400 anni la Madonna del pesce eseguita da Raffaello.
Il Rinascimento napoletano e meridionale sottovalutato
La mostra è dedicata ad uno dei momenti più fecondi e meno conosciuti della civiltà artistica napoletana: il trentennio che va dal 1503 al 1532 circa. È il periodo che, sotto il profilo politico, vide l’estinguersi della dinastia aragonese, con il passaggio del Regno di NAPOLI sotto il dominio della Corona di Spagna; sotto il profilo culturale, il raggiungimento dell’apice della sua grande stagione umanistica, con il passaggio di consegne da Giovan Gioviano Pontano a Iacopo Sannazaro.